Omelia del Vescovo Domenico nel Mercoledì delle Ceneri

Mercoledì 17 Febbraio 2021, omelia del Vescovo Domenico Pompili, nella celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, celebrata nella Basilica Cattedrale Santa Madre di Dio di Ascoli Piceno

Omelia del Vescovo Domenico nel Mercoledì delle Ceneri – 17 Febbraio 2021 – Basilica Cattedrale Santa Madre di Dio – Ascoli Piceno

(Gl 2, 12-18; Sl 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18)

“Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo”. Il profeta Gioele avverte Israele che sta per essere spazzato via dall’arrivo di un stormo di cavallette. Oggi siamo spiazzati da fenomeni detti naturali, ma che in realtà dipendono dall’intemperanza dell’uomo. Gli incendi dolosi dello scorso anno erano aggravati dallo stato di abbandono in cui versano le nostre montagne che diventano facile preda del fuoco. Dio è geloso della terra e, al tempo stesso, “si muove a compassione” per l’insensatezza di chi mette a repentaglio se stesso. In effetti, la terra è diventata la questione perché “tutto è connesso” (Laudato sì, 16). La creazione, infatti, non è materiale “là fuori”, a nostra disposizione, ma dialoga profondamente con la nostra interiorità. Per questo la crisi ecologica non è mai solo un problema di ordine pratico, ma la spia di una crisi spirituale. La desertificazione non riguarda solo ampie aree dell’Africa subsahariana. Come direbbe Benedetto XVI: “Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi” (24 aprile 2005).

Esiste un antidoto a questo stato di cose? Nella pagina evangelica il Maestro indica un atteggiamento di fondo: “Quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto”. Il digiuno è la strada per trasformare il deserto in un giardino. Oggi abbiamo smarrito il senso di questa antica pratica, vissuta in prima persona da Gesù. L’abbiamo ridotta a qualcosa di simbolico o finalizzata ad altri scopi, come la salute e la bellezza. Ma il digiuno è altro. Per capire bisogna viverlo, anche se per molti ancora non si tratta di una scelta, ma di una necessità. Il digiuno è una disciplina e produce una sorpresa. Disciplina viene da discepolo e vuol dire educarsi per passare dal bisogno al desiderio, dal consumo alla gratitudine, dalla necessità individuale alla condivisione. Sorpresa è scoprire da che cosa siamo abitati, quali sono i desideri più profondi e finalmente rendersi conto di quanto siamo istintivi e irrazionali nelle nostre relazioni di base.

Il rito delle Ceneri con cui si avvia la quaresima, ci riconduce ora alla terra che è nostra Madre. Non è un segno macabro, ma il simbolo della nostra umanità. Infatti, come annota Gibran: “La terra vi concede generosamente i suoi frutti, e non saranno scarsi se solo saprete riempirvi le mani. E scambiandovi i doni della terra scoprirete l’abbondanza e sarete saziati” (Dal Profeta, di Kahlil Gibran).

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