Omelia del Vescovo Domenico nella Solennità dell'Epifania del Signore

6 Gennaio 2021, omelia del Vescovo Domenico Pompili, nella Solennità dell'Epifania del Signore celebrata della Basilica Cattedrale Santa Madre di DIo

Omelia del Vescovo Domenico nella Solennità dell’Epifania del Signore – 6 Gennaio 2021 – Basilica Cattedrale Santa Madre di Dio

(Is 60,1-6; Sl 72; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2, 1-12)

“Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella”. Per quanto Erode sia protagonista almeno quanto i tre sapienti, non entra mai nei personaggi del presepio. La ragione è che la manifestazione di Dio, l’epifania del suo Messia, è causa di grave turbamento per qualsiasi forma di potere, per qualsiasi “status quo”, anche quello della “città santa”. L’evangelista Matteo sa molto bene questo. Sa che quanto è avvenuto e non come è avvenuto è un fatto straordinario, di fronte al quale occorre prendere posizione. E per questo Erode sembra porre una domanda ai Magi interpellandoli sulle Scritture: “Credete voi che in quell’uomo Dio si è manifestato al popolo di Israele?”. Anche noi siamo sfidati dall’insolita ri-velazione di Dio che non è come ce lo aspetteremmo. Dio non è così: è un Messia cercato e rifiutato. E’ un “segno di contraddizione”, roccia di appoggio per gli uni e pietra di inciampo per gli altri. Si noti nella descrizione della ricerca dei Magi e del rifiuto di Erode la mancanza di particolari personali, di motivi contingenti: il racconto vuol essere atemporale, valido per sempre. Un chiaro invito a interrogarci e a cercare la nostra posizione: da che parte siamo? La meraviglia è che sono i lontani a cercarlo, mentre i vicini a rifiutarlo. Aveva ragione s. Agostino: “Multi qui intra extra videntur”.

Il che fa superare due pregiudizi: la chiusura mentale verso un Messia “altro” e la chiusura etnica verso stranieri che arrivano fino a Gerusalemme, l’ombelico del mondo. Sono due chiusure presenti anche oggi. La prima è sintetizzabile nell’affermazione scandalosa per cui “Dio non è cattolico”, nel senso che noi cristiani non abbiamo l’esclusiva e la conoscenza di Gesù Cristo è aperta a tutte le culture, di ieri e di oggi. La seconda è che tutti quelli che come i Magi si mettono in cammino, seguendo la stella dei loro desideri profondi, possono incontrare Dio. E’ Dio infatti che nella stella si fa incontro a ciascuno e non siamo noi che decidiamo di aprirci o meno a Lui.

Nonostante Erode provi ad usare le Scritture, sono queste ultime che fanno comprendere chi è il Messia e come, in realtà, sia quel Bambino il compimento dell’antica promessa. Per Matteo, lo sconcerto dei giudei di fronte alla nascita del Messia e all’universalità della salvezza può essere superato soltanto facendo ricorso al Dio degli oracoli profetici: “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. Come sempre però la profezia mette a nudo la verità dei cuori: Erode si oppone, i Magi aderiscono. Uno dice di voler venire ad adorare, gli altri si prostrano ed adorano.

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